Introduzione alla lingua giapponese: grammatica

Ben tornati a Pillole di Giappone! Oggi ci aspetta l’ultima parte di introduzione alla lingua giapponese, questa volta dedicata alla grammatica!
Data la complessità e vastità dell’argomento, ci limiteremo ad una piccola panoramica generale, alla quale consigliamo uno studio più approfondito dei manuali presenti in bibliografia. Detto questo, possiamo cominciare!

CHE TIPO DI LINGUA È IL GIAPPONESE?
Ogni lingua, a seconda delle proprie caratteristiche strutturali, fa parte di una precisa tipologia morfologica derivata dal comportamento delle parole all’interno di essa. Possono essere:

flessive: se la determinazione di genere, numero, tempo e modo viene affidata alla declinazione di una parte della parola:
agglutinanti: se le parole mantengono sempre una radice fissa e la determinazione di genere, numero, tempo e modo viene espressa attraverso l’uso di prefissi o suffissi.
isolanti: se le parole sono prive di qualsiasi tipo di flessione o declinazione e solo la loro posizione all’interno della frase ne determina il significato.
polisintetiche: se le parole si compongono anche di più radici lessicali indipendenti tra loro.

pillole di giapponeLa frase giapponese, semplice o complessa, può essere sempre ricondotta allo schema di base soggetto-oggetto-verbo (SOV), a differenza dell’italiano dove la struttura della frase prevede soggetto-verbo-oggetto (SVO). Il predicato, dunque, va sempre alla fine della frase preceduto da eventuali nomi, pronomi o avverbi marcati da determinate particelle in base alla loro funzione.

Proviamo ad esempio ad analizzare la frase 私は漫画を読みます(watashi wa manga wo yomimasu), ovverosia “Io leggo un manga”:

• 私: “io”, soggetto (o tema)
• は: particella che marca il soggetto della frase; quando ha questa funzione, viene letta “wa” e non “ha”
• 漫画: “manga”, oggetto
• を: particella di complemento oggetto
• 読みます: verbo 読む alla forma cortese.

DIFFERENZE DI STILE
Occorre ricordare che il giapponese è dotato di vari stili e registri linguistici, interscambiabili a seconda della situazione in cui ci si trova. Il primo è lo stile piano, usato per lo più nei testi scritti e nelle conversazioni tra amici intimi e familiari; lo stile cortese è il “jolly” utilizzato quotidianamente nelle conversazioni tra persone non molto intime; il terzo stile, 敬語 keigo, è in realtà un complesso sistema a sé stante che tratteremo più avanti nel corso della rubrica. Vediamo allora come si trasforma il verbo “mangiare” a seconda del registro:

• 食べる (taberu): forma piana
• 食べます (tabemasu): forma cortese
• 召し上がる (meshiagaru): keigo (forma di rispetto)
• いただく (itadaku): keigo (forma umile)

pillole di giappone
Coniugazione degli aggettivi.

VERBI E AGGETTIVI
I nomi in giapponese non hanno né genere né numero. Lo stesso vale per i verbi, che si coniugano soltanto in base al modo e al tempo verbale. Questi vengono resi aggiungendo alla radice del verbo determinate desinenze e ausiliari.
Gli aggettivi seguono lo stesso schema e si dividono in due gruppi, 形容詞 keiyōshi e 形容動詞 keiyōdōshi. Sono rispettivamente conosciuti anche come “aggettivi in -i” e “aggettivi in -na”, a causa delle desinenze finali che caratterizzano i due gruppi. Nel caso dei keiyōdōshi, tuttavia, la desinenza si aggiunge solo quando l’aggettivo si collega direttamente al nome, mentre viene omessa nel caso in cui sia affiancata alla copula (es. 大切な秘密, “un segreto importante”; この秘密は大切です, “questo segreto è importante”). Le due categorie seguono diversi tipi di coniugazione, come evidenziato in tabella.

COPULA E PARTICELLE

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Alcune particelle tra le più utilizzate.

La copula です (linguaggio cortese; だ in forma piana) si attacca ai nomi e/o agli aggettivi per formare il predicato nominale o aggettivale. Si usa principalmente in frasi dove si devono definire le caratteristiche del soggetto/tema.
Le particelle invece vengono poste dopo il sostantivo o a fine frase, e servono ad indicare determinati aspetti della frase (vd. tabella). La particella più importante è sicuramente は, che marca il tema o il soggetto della frase. Una particella che va posta a fine frase è invece il か, e si usa per formare frasi interrogative.

Per capire meglio la struttura della lingua giapponese, ecco un altro esempio di frase semplice, di cui analizzeremo le singole parti.

学生の本は赤いですか。
gakusei no hon wa akai desuka?
Il libro degli studenti è rosso?

In questa frase compaiono i seguenti elementi:

• 学生: “lo studente”, è la persona che possiede il soggetto
• の: particella che marca il genitivo
• 本: “libro”, soggetto della frase
• は: particella di soggetto (come nella prima frase)
• 赤い: “rosso”, aggettivo
• です: copula
• か: particella interrogativa

Con questo articolo abbiamo iniziato ad addentrarci nel complesso ma affascinante mondo della grammatica giapponese. Per approfondire ulteriormente la questione, vi consiglio la lettura e lo studio dei manuali presenti in bibliografia. D’ora in avanti la parte linguistica di Pillole di Giappone si concentrerà prevalentemente su piccole curiosità e vocabolari tematici, ma prima torneremo a parlare di cultura con la cerimonia del tè! Continuate a seguirci, a presto!

Lilolilosa


Fonti bibliografiche

Giorgio Graffi, Sergio Scalise, Le lingue e il linguaggio. Introduzione alla linguistica, Il Mulino, Bologna, 2003
Yoko Kubota, Grammatica di giapponese moderno, Venezia, Cafoscarina, 1989

Approfondimenti

Silvana de Maio, Carolina Negri, Junichi Oue, Corso di lingua giapponese, volumi 1-3, Hoepli, 2007.
Matilde Mastrangelo, Naoko Ozawa, Maniko Saito, Grammatica giapponese, Hoepli, 2013.