L’arte della geisha

Continuando ad addentrarci nell’underground del genkai, troviamo anche antiche dimensioni di figure ormai diventate una leggenda. Stiamo parlando della geisha.

“Geisha cammina nella neve di notte”, xilografia di Kitagawa Utamaro

Iniziamo specificando che non tutte le donne in kimono tradizionale e capelli raccolti in acconciature intrigate si possono definire geisha. La via della geisha è dura e in salita tanto quanto quella di un samurai. A differenza di questi ultimi però, la geisha è rimasta più nell’ombra e spesso la si confonde per una semplice intrattenitrice o altro. Anche nei manga non è una figura che si trova spesso.

 

CHI È LA GEISHA?

“Ghost in the shell”, © Mamoru Oshii, 1995

La geisha 芸者 è precisamente un’artista, una professionista; come dice il nome stesso con il sinogramma 芸 gei che significa “arte”. La geisha studia per imparare a suonare più strumenti, danzare danze tradizionali e spesso anche a recitare e cantare. Voi definireste un pittore, un musicista o un attore semplicemente un intrattenitore?

Una delle geisha più famose in tutto il panorama anime e manga è sicuramente la cyborg-geisha dell’anime “Ghost in the shell” di Mamoru Oshii, nel cui adattamento di Rupert Sanders, è stata resa ancora più abile e letale. Nell’anime le geisha robotiche intrattengono gli ospiti in una struttura di lusso, più o meno ciò che faceva esattamente una geisha di cinquanta anni fa. La geisha veniva chiamata nella case da tè, nei teatri, nei ristoranti ed alle feste per intrattenere gli ospiti con giochi e chiacchere, ma soprattutto per esibirsi in danze e musiche. Infatti, come per i servizi di un professionista, la compagnia della geisha non costava poco, anzi. L’intrattenimento di queste artiste nelle varie case da tè era quasi esclusivamente riservato alla classe benestante.

Senza contare che una geisha non poteva certo permettersi di scegliere i clienti o fare favoritismi. Né poteva intrattenere i clienti e danzare mostrando il suo malumore. Il sorriso, il buon umore e l’alone di mistero dovevano essere una prerogativa per loro. Come un meccanismo automatico…proprio come un robot.

 

L’INIZIO DI UNA GEISHA: LA MAIKO

“Una gru infreddolita”, © Kazuo Kamimura, edito in iItalia da JPop

Il percorso di una geisha inizia come molti altri mestieri professionali, ovvero studiando per diventare una maiko: un’apprendista. Questo percorso viene descritto molto bene nel manga “Una gru infreddolita” di Kazuo Kamimura. La protagonista del manga, la piccola Tsuru, viene venduta dai familiari ad un okiya, cioè una casa per geisha. Esatto, viene venduta. E viene pure venduta per poco riso.

Dovete sapere che la maggior parte delle geisha di un tempo erano vendute da piccole a diversi okiya, la povertà come prima ragione di questa scelta. Così, anche la piccola Tsuru viene venduta ed inizia a studiare nell’okiya, dove impara le arti della danza, della musica e dell’intrattenimento. Finito il periodo di studio, Tsuru inizierà l’apprendistato nel quale le saranno insegnati altri trucchi del mestiere da una geisha a lei superiore. A sua volta, quando diverrà una geisha famosa a Kyoto, sarà Tsuru ad avere un’apprendista. Proprio alla fine del periodo da maiko, la ragazza cambierà nome per entrare definitivamente nel mondo della geisha come una donna nuova.

Le geisha danno molto in apparenza, ma al contempo nascondo molto della loro storia. Sia personale che pubblica. Proprio a causa delle loro storie travagliate e delle condizioni in cui spesso si ritrovavano, oggi trovare una geisha ad un evento è diventato molto raro.

 

CIÒ CHE LA STORIA NON DICE

“Una gru infreddolita”, © Kazuo Kamimura, edito in iItalia da JPop

A questo punto oltre ad esservi chiesti perché in questo articolo non viene usato il plurale della parola “geisha“, vi sarete chiesti soprattutto cosa nascondevano veramente queste figure misteriose.
Non possiamo dire niente di certo, ma sicuramente il trucco bianco e il rossetto rosso di queste donne non hanno nascosto solo i loro veri stati d’animo, ma anche il mondo alle loro spalle. Come abbiamo già visto, molto spesso scegliere di fare la geisha era una decisione che non dipendeva dalle ragazze, ma che era imposta loro. Solo con l’arrivo della seconda guerra mondiale e l’evacuazione di molte città gli okiya si sono svuotati, permettendo a molte ragazze di cambiare vita.

Una delle più belle e drammatiche storie di geisha è raccontata nel film “Memorie di una geisha” del regista Rob Marshall, che ha eseguito un adattamento dell’omonimo libro.
Come Tsuru, anche la protagonista di questo film viene venduta dal padre ad un okiya e dovrà cercare di cavarsela in questo mondo di pericoli tutti al femminile. In particolare il film fa capire come fosse impossibile per una geisha avere una vita ordinaria e soprattutto amare qualcuno sinceramente.

A lungo la storia le ha conosciute tramite il mito della bellezza, della leggiadria e dell’arte, ma le geisha hanno molto di più da cantare nella loro canzone. Basta solo pizzicare le corde giuste…

 

 

 

またね!

-Giulia

 


FONTI WEB:

FONTI BIBLIOGRAFICHE:

  • “Memorie di una geisha”, Arthur Golden, Longanesi editore

FONTI FOTOGRAFICHE:

  • https://www.metmuseum.org/art/collection/search/55862
  • https://images-na.ssl-images-amazon.com/images/I/61U85F9k80L._SL1024_.jpg
  • https://www.animeclick.it/prove/img_tmp/201704/gru.gif
  • https://www.animeclick.it/images/manga/Lapprendistageisha/Lapprendistageisha5.jpg
  • http://dvdmedia.ign.com/dvd/image/GHOST_IN_THE_SHELL-2_1089669796.jpg