C’era una volta un manga – le “immagini che narrano”

Benvenuti sotto i ciliegi! Apriamo le danze con un articolo di taglio ‘storico’, parlando dell’origine del genere manga. (parte 1 di 3)

Il viaggio di oggi è da considerare un approfondimento sull’articolo, scritto dalla mia collega Chiara nella rubrica Pillole di Giappone, sulla genesi dei manga e sul manga biografico Hokusai Manga (dalla penna di Shōtarō Ishinomori, edito in Italia da J-POP). Assieme, proveremo a gettare luce su quella parte delle illustrazioni, della narrativa, e degli autori che non sono ancora stati coperti. Sarà una lunga scalata, ma vi assicuro che la vista ne varrà la pena! いきましょう!

EMAKIMONO, “ROTOLI ILLUSTRATI”

Iniziamo aprendo il pesante libro di storia dell’arte che tenevo prontamente qui accanto a me. Possiamo vedere che la primissima forma di storie illustrate in Giappone sono considerati i cosiddetti emakimono 絵巻物 (“rotoli illustrati”, anche chiamati semplicemente emaki 絵巻), rotoli orizzontali che variano in lunghezza, partendo da un metro circa arrivando addirittura a svariati metri di lunghezza e divisi, nel caso di storie particolarmente prolisse) in diversi rotoli.

Vanno tradizionalmente letti un pezzetto per volta, in maniera simile a come scorrerebbe una più moderna pellicola, con la mano destra che srotola e la mano sinistra che arrotola. La lettura scorre da destra e sinistra, come segue anche la scrittura in giapponese. Una volta terminata la lettura, il lettore si cura di riarrotolare la storia in modo che possa essere facilmente consultato di nuovo in futuro.

Un frammento di una riproduzione del suddetto rotolo dal periodo Kamakura (1185-1333), autore sconosciuto

Le storie narrate sono esempi di arti tali l’illustrazione (spesso dipinta, ma talvolta anche disegnata o stampata) e la calligrafia.

Questo tipo di narrazione, presumibilmente nato in India, è arrivato in Cina ed è da qua che venne introdotta in Giappone, assieme agli insegnamenti buddhisti.

Quello che attualmente viene considerato il primo emakimono di fattura giapponese risale all’ottavo secolo d.C. e racconta della vita di Buddha. I rotoli erano un modo popolare di comunicare (in questo caso religioso, di insegnare e indottrinare) velocemente, data la loro forte visualità.

È nel periodo Heian (794-1185) che, grazie al forte sviluppo della cultura autoctona a discapito dell’influenza cinese, il genere si distacca definitivamente, ed inizia a narrare di eventi giapponesi con illustrazioni tipicamente giapponesi.
Il primo caso permastoci di storie di narrativa illustrate in un emakimono è un’opera che riporta le storie scritte in prosa mista alla poesia waka 和歌 (poesia classica giapponese) dette Yamato Monogatari, regalata all’Imperatrice verso la fine del nono secolo. Il genere viene a questo punto talmente interiorizzato da diventare “tipicamente” giapponese.

LO SVILUPPO NEL PERIODO HEIAN

Illustrazione dal rotolo del capitolo 49 (Yadorigi 宿木, ‘rampicanti’ nella traduzione italiana)

Addirittura, l’opera che viene considerata il primo esempio di stile yamato-e 大和絵 (lo “stile Yamato” oggi considerato dal pubblico come lo stile tradizionale giapponese) è il Genji Monogatari emaki 源氏物語絵巻, datato come risalente al dodicesimo secolo. Autore e anno di produzione sono sconosciuti, e l’opera completa è andata persa, ma i rotoli conservati sono di importanza tale da essere oggi protetti come tesori nazionali del Giappone.
Nella serie di rotoli, sono presenti illustrazioni che seguono gli eventi più importanti di ogni capitolo, seguiti da estratti di calligrafia su carta impreziosita da oro e argento. La composizione illustrativa di questi rotoli presenta molte tecniche tipiche degli emakimono, come la prospettiva angolare e il fukinuki yatai 吹抜屋台 (lett. “soffitto spazzato via”), usato per facilitare la visione all’interno degli edifici visti dall’alto.

Scena dal quarto rotolo: una scimmia fugge da altri animali armati con bastoni.

Un altro esempio molto famoso, citato anche nell’articolo da cui siamo partiti,  è il Chōjū-jinbutsu-giga 鳥獣人物戯画 (“caricature di persone-animali”, detto anche più semplicemente Chōjū-giga 鳥獣戯画), una serie di quattro rotoli (denominati Ko, Hei, Otsu, Tei) dipinti da Toba Sōjō 鳥羽 僧正, un monaco Tendai. Oggi sono appartenenti al Kōzan-ji di Kyoto e conservati al Tōkyō National Museum (i primi due) e al Kyōto National Museum (gli ultimi due).

I rotoli sono generalmente considerati come il primo, vero esempio di manga, nonostante la mancanza di calligrafia che accompagni le immagini.

In passato però, questa credenza è stata messa in dubbio da parte di uno scrittore dello Yomiuri Shinbun 読売新聞 che indica tramite la critica artistica di Takahata Isao 高畑 勲, il co-fondatore dello studio Ghibli, la mancanza di connessioni con il mondo moderno dei manga.

LE CARICATURE E IL COMICO MONDO DI HOKUSAI

Un altro stile che ha influito la nascita dei manga è il toba-e 鳥羽絵, una serie di giga 戯画 (“immagini umoristiche”, caricature) di animali simili in stile ai disegni di Toba, popolari per un breve periodo durante il periodo Edo. Molti artisti ukiyo-e hanno creato immagini di questo tipo, tra cui Katsushika Hokusai 葛飾北斎, che ha anche coniato il termine “manga” 漫画 (“immagini sparse”) per definire la sua raccolta di toba-e. Potete leggere di più riguardo la sua produzione come “fumettista” (permettetemela!) dall’articolo di Chiara!

Esempio di Hokusai Manga.

C’è da notare che questa raccolta non è simile ai manga narrativi di oggi! Le illustrazioni, pubblicate in tre volumi più uno considerato apocrifo, dato che contiene illustrazioni pubblicate in precedenza e di altri autori.

illustrazione di Hokusai per Chinsetsu yumiharizuki 椿説弓張月 di Kyokutei Bakin 曲亭馬琴

 

 

 

 

 

Hokusai è anche conosciuto per aver collaborato nelle illustrazioni dei libri appartenenti al genere detto yomihon 読本, di cui parleremo nel prossimo articolo.

 

Vi ringrazio per aver letto fin qui, e mi auguro che l’insight abbia stuzzicato la vostra curiosità! Il prossimo articolo continuerà il nostro viaggio sotto un punto di vista letterario, quindi rimanete sintonizzati!

じゃあね! Alla prossima!
– Mari ?


Fonti web:

http://imonologhi.blogspot.com/2014/12/choju-giga-lorigine-di-manga.html

https://www.animenewsnetwork.com/news/2008-01-03/yomiuri-first-manga

https://www.aisf.or.jp/~jaanus/deta/t/tobae.htm

Fonti bibliografiche:

Christine Shimizu, L’Art japonais, Flammarion, 2001

Fonti immagini:

https://collectionapi.metmuseum.org/api/collection/v1/iiif/77814/202778/main-image

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/b/b5/Genji_emaki_YADORIGI_2.JPG

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/e/ee/Chouju_thief.jpg

https://i.pinimg.com/originals/72/b4/8f/72b48f8385399ebe4cc4c4fdd7f6d9f5.jpg

https://blog.britishmuseum.org/wp-content/uploads/2019/05/05-Hokusai-Strange-Tales-II-1024×708.jpg